E siamo diventati anche navigatori in un nuovo oceano, quello dell’informazione, quello del web, quello della rivoluzione delle relazioni.
L’avvento della tecnologia sviluppata con le piattaforme social e la pandemia hanno reso il mare delle relazioni sempre più insidioso, a tratti favorendo una deriva da naufraghi verso gli scogli dell’isolamento; altre volte lasciando chi naviga senza bussole né stelle per orientarsi; altre volte ancora privando le imbarcazioni di un nocchiero che con cognizione fronteggiasse il fortunale, spesso in balia delle onde di un’informazione acritica, unilaterale e priva di possibilità di dialogo.
Tuttavia l’incontro tra esseri umani rimane, si potrebbe dire con maggior urgenza, la possibilità più importante per chi deve navigare. Navigare nel susseguirsi, sempre più accelerato, di eventi ed evoluzioni sociali e personali, navigare tra gli altri “natanti”, altrettanto umani, navigare nella rete, imprescindibile, storica, trasformazione.
Senza l’incontro ciò non è possibile.
La condizione imprescindibile, necessaria e sufficiente, per la quale è possibile lo stabilirsi di una relazione, è proprio l’“incontro”. Un incontro è come un punto individuato da delle coordinate, è lo spazio e il momento in cui realtà differenti prendono contatto per influenzarsi reciprocamente, è ciò che determina la rotta per chi, affrontando il mare, ha intenzione di arrivare in un altro posto, nuovo e pieno di possibilità, mediando tra il vento che spira e la scelta dell’esposizione delle proprie vele.
È stato attraversare il Mediterraneo e l’Egeo per Ulisse che peccava di Hybris, l’Oceano Atlantico per la scoperta delle Americhe nell’errore di Colombo, il sogno americano stesso, a distanza di secoli, che ha mosso milioni di emigranti, ed è anche, a tutt’oggi, drammaticamente, il canotto o il barcone dei profughi che affrontano i flutti. Il mare da navigare è un rischio che si rende necessario, è una scelta ed insieme un obbligo che stimolano incondizionatamente; è tale perché nella natura dell’essere umano stesso si genera e si rinnova costantemente la necessità di arrivare a toccare una nuova terra, l’approdo ad un’alterità che altrimenti non sarebbe possibile.
Per questo ci si appella ai Dioscuri, già Argonauti, che proteggono dal mare in tempesta quando si naviga per tentare nuove rotte.
La rivoluzione legata al Covid-19 e alla pandemia e la congiunturale evoluzione dei “social”, come maree impreviste, ci hanno lasciato invece nell’arido deserto dell’iniziativa, personale e sociale, che ci fa progressivamente confondere il contatto con il contagio nel paradosso dell’era degli influencer.
Questa associazione si propone di offrire una possibilità di navigazione alternativa, che non escluda e anzi sia consapevole degli strumenti legati alla rivoluzione delle relazioni dettata dalla imprescindibile virtualità dell’onnipresenza e dell’ “ultra contemporaneità” degli eventi favorita dai social-network ma che affianchi a questa, l’ altrettanto imprescindibile bisogno e l’apparentemente archiviato desiderio di un rapporto tra esseri umani che sia vissuto nella “compresenza” che caratterizza e contraddistingue ciò che possiamo chiamare “l’incontro”.
Per questo ogni attività proposta sarà rivolta al conoscere ed attivare nuove relazioni attraverso momenti di formazione, informazione ma anche gioco e sperimentazione. Ognuno potrà attraverso la scelta delle attività a cui partecipare, comunicare la sua specificità e "incontrare" realtà affini in un "matching" che permetta lo sviluppo continuo di nuovi progetti di informazione, artistici, culturali o di supporto ed assistenza.
In un nuovo concetto di "web" che non ci veda imprigionati in una tela ma tessitori di nuove storie.